Francesco Spinelli, il beato rivoltano, a 100 anni dalla morte

Ivan Losio - sabato, 04 febbraio 2012

Il 6 febbraio ricorre il dies natalis del Beato Francesco Spinelli, il sacerdote fondatore dell'Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento che ha la sua Casa Madre a Rivolta d'Adda. Quest'anno la ricorrenza assume maggiore importanza perchè segna l'inizio dell'anno centenario della morte del sacerdote avvenuta nel 1913. Le celebrazioni sono organizzate dalle suore ed il momento più importante sarà la solenne celebrazione presieduta dal Vescovo di Cremona, Dante Lafranconi, domenica 5 febbraio alle 17,30, nella chiesa parrocchiale di Rivolta. A questa celebrazione è prevista anche la partecipazione del Nunzio Apostolico in Paraguay, Mons. Eliseo Ariotti, originario di Arzago d'Adda, che si trova in Italia per le sue periodiche attività apostoliche e che è legato all'Istituto delle Adoratrici a motivo della missione che le suore curano in Camerun, paese africano nel quale il prelato ha svolto precedentemente l'attività di Nunzio. 
La solennità che si celebra nel convento di via San Francesco d'Assisi, il Cantùn di Suòri, si propaga tra le famiglie rivoltane.
Lo Spinelli, primo rivoltano salito agli onori degli altari dopo Sant'Alberto Quadrelli, venne beatificato il 21 giugno 1992 da Giovanni Paolo II, esattamente ottocento anni dopo la proclamazione della santità del patrono principale della borgata rivoltana. Il suo ricordo è ancora vivo in paese, soprattutto nei luoghi che perpetuano la sua opera religiosa ed umanitaria.
Dalla Casa Madre delle Suore Adoratrici, fondata dal Beato nel 1883, non si è ancora fermata l'opera educativa delle religiose che da oltre un secolo prestano la loro opera anche negli oratori rivoltani e presso l'asilo infantile, oltre che in decine di comunità dislocate in molte regioni d'Italia e in diversi paesi dell'Africa e dell'America Latina. 
A Rivolta trova sede anche la Casa Santa Maria destinata alla cura delle suore ammalate ed anziane.
Ed anche la Casa Famiglia che porta il nome del suo fondatore continua l'ospitalità a qualche centinaio di handicappati, considerati dal beato "figli prediletti". Lo stesso istituto riserva accoglienza anche ad alcuni anziani rivoltani non autosufficienti secondo una tradizione iniziata dallo stesso don Francesco.