La Liberazione e la Costituzione: un binomio irrinunciabile

Ivan Losio - venerd́, 25 aprile 2008

Discorso pronunciato durante la cerimonia di commemorazione del 25 aprile a Rivolta d’Adda

Il nostro primo pensiero è oggi rivolto ai caduti per la Resistenza e la Liberazione della nostra amata Patria.
A loro, a quei giovani che hanno sacrificato sull’altare della libertà e della democrazia il proprio presente per garantire un diritto al futuro, a quelle donne valorose e a quegli uomini coraggiosi, la nostra comunità oggi dedica un commosso sentimento di gratitudine.
E’ dato a noi, oggi, difendere la memoria di quegli eventi, tenerla viva e sempre attuale. La memoria è il cemento tra le generazioni, è insieme ricordo e attualità, sentimento e azione. Essa deve continuare ad essere fonte inesauribile per i nostri valori di democrazia, libertà e giustizia.

L’Italia è un paese che si affaccia al nuovo millennio con un’unica certezza: i valori della propria Costituzione repubblicana che da 60 anni costituisce la base fondamentale del nostro ordinamento, la nostra regola di vita ed il principio sostanziale del nostro vivere quotidiano. La Festa della Liberazione si rinnova ogni anno quale indelebile testimonianza della volontà comune degli italiani di continuare a riconoscersi nei valori fondamentali della Costituzione che ci garantisce una convivenza democratica e civile, attraverso la consapevolezza che la libertà, la democrazia e la pace si possono ottenere solo con la condivisione comune dei grandi principi che ispirarono i nostri padri costituenti e che riuscirono ad unificare uomini pur radicati in forti contrapposizioni ideali ed ideologiche.
Secondo i più autorevoli costituzionalisti contemporanei, i nostri padri costituenti, il 1° Gennaio del 1948 hanno promulgato una Costituzione ricca e completa, i cui principi si possono riassumere in cinque grandi concetti: il principio democratico, il principio personalista, il principio lavorista, il principio pluralista e il principio internazionalista.

Il principio personalista è espresso dall’articolo 2 che recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Questo significa che la persona umana, nella sua concreta individualità sociale, è un valore storico-naturale, un valore originario, che l’ordinamento deve riconoscere e rispettare in ogni circostanza. Per questo i suoi diritti fondamentali sono “inviolabili”, non possono essere cancellati o manomessi dall’ordinamento, neppure con il procedimento di revisione costituzionale, né possono essere sacrificati sull’altare della ragione di Stato, o di interessi collettivi.

Il principio lavorista è strettamente collegato al valore della persona: è il riconoscimento della dignità del lavoro, cioè di tutte quelle attività che concorrano al “progresso materiale o spirituale della società”. Il lavoro, addirittura, è posto a fondamento della Repubblica come recita l’articolo 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. La dignità del lavoro è strettamente collegata ai diritti della persona. Di qui l’affermazione del diritto-dovere al lavoro, riconosciuto a tutti i cittadini, e del dovere della Repubblica di renderne effettivo l’esercizio.

Il principio internazionalista della Costituzione rappresenta una delle innovazioni principali ed uno dei punti di massima discontinuità rispetto al precedente ordinamento dello Stato. Si tratta di norme scritte sotto dettatura della Storia che riprendono il lascito più profondo della Resistenza. Quello di annunziare una nuova storia in cui l’umanità fosse liberata, per sempre, dalla minaccia delle guerre, delle violenze, delle discriminazioni, del disprezzo dei diritti universali dell’uomo e dei popoli.

Il principio pluralista attiene alla grande consistenza che la Costituzione ha attribuito ai corpi intermedi fra la persona e lo Stato. Anch’esso trova origine nell’articolo 2 della Costituzione che ha riconosciuto non solo i diritti dell’uomo come singolo, ma anche “nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità”. Ne viene fuori una trama di autonomie individuali e collettive che compone un mosaico di pluralismo e fonda una società civile, ricca, complessa ed articolata che si pone di fronte allo Stato ad alle istituzioni in un rapporto di reciproca fecondità.

Il principio democratico si fonda sul primo e secondo comma dell’articolo 1 che recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nella forme e nei limiti della Costituzione”. E poi sull’articolo 49 che dice “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Il cuore del principio è la concezione che la sovranità appartiene al popolo e quindi la volontà popolare, espressa nella forme previste dall’ordinamento, costituisce la fonte del potere politico. Questo significa che i poteri di indirizzo politico appartengono al popolo, che li esercita attraverso le istituzioni della democrazia rappresentativa.

Per la completezza di questi principi, per gli strumenti che essi mettono a disposizione, è alla Costituzione che dobbiamo costantemente guardare quando ci interroghiamo sui problemi del quotidiano, quando siamo alla ricerca di soluzioni per le problematiche del momento attuale.
In altre parole, se vogliamo trovare una strada per uscire fuori dai disagi del presente è nella Costituzione che troveremo le risposte alle nostre domande, è sulla Costituzione che dobbiamo basare ogni nostra riflessione sulla gestione del bene pubblico che il costituente ci ha tramandato perché noi lo tramandassimo alle generazioni future. E la Festa della Liberazione, la memoria della Resistenza, sono occasione per riconfermare queste necessità.
In conclusione, mi sembra importante citare le parole di uno dei padri costituenti, ricordando che se la Costituzione è stata scritta è grazie alla testimonianza di tutti coloro che sono caduti durante la guerra di Liberazione: “A noi è rimasto un compito cento volte più agevole: quello di tradurre in leggi chiare, stabili ed oneste il loro sogno di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini alleati a debellare il dolore. Assai poco, in verità, chiedono a noi i nostri morti, non dobbiamo tradirli”.