Davvero c'era bisogno di cosė tante polemiche?

Ivan Losio - mercoledė, 25 novembre 2009

Nel corso della seduta del 24 novembre scorso il Consiglio provinciale è stato chiamato a ratificare quattro delibere di Giunta riguardanti il recesso da altrettanti organismi esterni: le Associazioni per la Pace e la Democrazia a Zavidovici, l’Associazione Centro Studi e Ricerche Sociali, il Coordinamento Nazionale per la Pace ed i Diritti Umani, il Coordinamento Provinciale degli Enti Locali per la Pace. Si tratta di formazioni impegnate in attività destinate alla cooperazione con popolazioni lontane da noi e per le quali l’ente provinciale aveva destinato, da qualche tempo, importanti finanziamenti (circa 230mila Euro in tre anni) attraverso diversi progetti. In considerazione delle difficoltà finanziarie dell’ultimo periodo, l’Amministrazione provinciale ha scelto, pur condividendo il valore morale delle iniziative messe in campo, di interrompere la partecipazione a queste attività per dedicarsi, in via prioritaria, ad azioni destinate a famiglie, minori, anziani e disabili.
Il dibattito ha visto interventi piuttosto esagitati da parte di diversi consiglieri di minoranza che, in toto, si sono opposti a questa scelta dell’Amministrazione provinciale.
In particolare, si è fatto più volte riferimento all’anomalia procedurale che avrebbe seguito questa decisione: dapprima deliberata dalla Giunta, poi pre-notificata agli organismi interessati, discussa in Commissione ed infine giunta in seno al Consiglio provinciale.
Come era già stato fatto in sede di Commissione per le Politiche Sociali, sono stato chiamato in causa quale Presidente della Commissione per non aver permesso una “discussione politica con l’Assessore alla partita”. Io ho ribadito che le discussioni politiche non si fanno con gli Assessori, ma tra Commissari e Consiglieri in quanto istituzionalmente chiamati a produrre chiari indirizzi per le attività della Giunta. L’Assessore e la Giunta, in questo caso, hanno agito (lo si legge nelle delibere) sulla base di indirizzi ben precisi, delineati dalle Linee programmatiche di governo e già confortati dell’approvazione di un’ampia maggioranza del Consiglio.
Da parte della Giunta non è stata assunta alcuna decisione politica, quindi.
Gli interventi dei vari oppositori, oltre ad esprimere la loro contrarietà all'atto in questione, non hanno offerto importanti spunti di riflessione. Addirittura, il consigliere di Rifondazione Comunista ha impiegato tutto il tempo a sua disposizione per ripetere le parole "Vergogna, è una vergogna", tediando molti dei presenti al punto che, allo scoccare del 15° minuto, in chiusura dell'intervento, si sono abbandonati ad un liberatorio "Finalmente!". Per la prima volta, da quando sono Consigliere provinciale, mi sono chiesto cosa stessi facendo in quell'aula se non a perdere il mio tempo ...
Come già detto, tutta la questione riguarda scelte operate sulla base della difficile situazione finanziaria dell’ente. Da “buon padre di famiglia” un amministratore, specie in momenti di crisi, deve saper determinare le priorità inderogabili della propria attività amministrativa. L'Amministrazione provinciale, attraverso le proprie Linee programmatiche di governo, specie in tema di politiche sociali, le ha individuate in modo chiaro ed inequivocabile. Nessuno ha mai negato la possibilità di poter tornare, in futuro, a destinare risorse ad attività di cooperazione internazionale, nel momento in cui le ristrettezze finanziarie dell’ente non fossero più così pesanti.
Su questa questione è stata utilizzata una quantità industriale di inchiostro e sono state riempite numerose pagine di giornale. Autorevoli esponenti di questi coordinamenti hanno scritto che “quelle della Provincia sono assolutamente posizioni drastiche e antidemocratiche: con questa scelta si assiste ad una perdita culturale e in termini di umanità per il nostro territorio”. E ancora: “E’ la morte della cultura e la distruzione delle esperienze”.
Come ad indicare che senza i finanziamenti della Provincia non si possa più promuovere la cultura e la valorizzazione delle esperienze degli individui ... Dispiace sentire e vedere che, proprio chi è impegnato in queste attività, chi è in prima linea nell’esercizio di funzioni così nobili ed importanti, metta il denaro pubblico tra le cose essenziali per l’esistenza di coscienza, di memoria, di esperienza. Una vera e propria questione di soldi! Ma mettere sullo stesso piano il denaro e la buona volontà quale forza trainante di iniziative di alto valore morale, è semplicemente un atto di irrazionalità ed irresponsabilità.
Nel trambusto delle polemiche è stata persino scomodata la memoria di Fabio Moreni, il volontario cremonese ucciso nel 1993 in Bosnia. Per fortuna, dal Paradiso, nonostante tutto continua a regalarci la ricchezza del suo insegnamento e la profondità del suo esempio. Almeno lui, senza farne una questione di soldi!