A tutela della libertà religiosa

Ivan Losio - sabato, 05 marzo 2011

A tutela della libertà religiosaNella seduta del 3 Marzo 2011 della Commissione che presiedo, ho portato in discussione tre testi presentati da diversi Consiglieri provinciali che vertevano sul tema della tutela della libertà religiosa in considerazione dei fatti che recentemente si stanno verificando in diversi paesi del mondo.
La Commissione ha licenziato all'unanimità il testo seguente:


IL CONSIGLIO PROVINCIALE


Premesso che:

la libertà di religione fa parte dei diritti fondamentali e inalienabili dell'uomo, quali sono espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, e che tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo e la libertà di manifestare,isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti;

il rispetto pieno di tale diritto, da ogni parte del mondo, è premessa fondamentale per la costruzione di un'umanità che cammini sulla via della pace e del progresso;

purtroppo, il diritto di libertà religiosa sembra oggi essere rimesso in discussione, generando in alcuni contesti crescenti livelli di intolleranza religiosa, i quali, spesso alimentati e strumentalizzati da motivi politici ed economici, sempre più di frequente producono aberranti atti di violenza collettiva a danno delle minoranze;

a fronte di tali pericolose dinamiche di violazione di un pur fondamentale e riconosciuto diritto umano, si riscontra da parte del mondo occidentale e delle sue istituzioni un atteggiamento di indifferenza, che finisce con l'essere complicità morale, frutto di una cultura marchiata dalla centralità della dimensione economica e assai poco attenta, invece, alla dimensione spirituale dell'essere umano;

un appello forte a rompere tale silenzio è arrivato il 1° gennaio 2011 dal messaggio «Libertà religiosa via per la pace», di Benedetto XVI, in cui è stato ricordato a tutti gli uomini di buona volontà che abbiamo bisogno di pace, perché senza pace non c'è sviluppo né progresso, non c'è sicurezza né giustizia, non c'è fraternità tra uomini che hanno la stessa dignità umana. Tale messaggio ha denunciato, quindi, la grave mancanza di libertà religiosa di cui soffrono tanti esseri umani, tra i quali i cristiani in molti Paesi del vicino Oriente, ancora una volta vittime innocenti di una persecuzione che, in modi e in luoghi diversi, li costringe ad una diaspora che crea in loro e nelle loro famiglie un drammatico senso di sradicamento. D'altra parte questi stessi Paesi privati del contributo culturale e valoriale di concittadini cristiani, residenti da secoli in quegli stessi luoghi, non possono che diventare sempre più poveri e più intolleranti;

nell'attuale momento storico il fronte dell'intolleranza tocca vaste aree, tra cui:
• la Cina che, nonostante il suo prodotto interno lordo in crescita vertiginosa, non offre un'adeguata tutela dei diritti umani e, abusando del suo potere politico, ferisce il sentimento religioso dei cristiani, intervenendo nella vita e nella organizzazione della Chiesa cattolica;
• il Pakistan, dove donne e bambine sono oggetto di violenze e di stupri solo perché cristiane; la Nigeria, dove sembra esplosa una guerra di religione che miete vittime soprattutto tra i cristiani, che sono tra i più poveri nel Paese;
• l'Iraq, dove a Baghdad poche settimane fa l'attentato nella cattedrale ha ferito e ucciso fedeli raccolti in orazione;
• l'Egitto, dove lo stesso episodio si è ripetuto ad Alessandria, colpendo persone la cui unica colpa era di quella di essersi riunite per pregare nella loro chiesa;
• il silenzio delle istituzioni locali, nazionali e internazionali non è ammissibile, così come la volontà di delegittimare o mettere a tacere chi prova a protestare;
è giunto il momento di un'iniziativa forte e decisa a carico della diplomazia internazionale, che coinvolga l'Onu, finora inerte, e gli stessi media internazionali, pronti a mobilitarsi in campagne di denuncia su gravi violazioni dei diritti umani, ma in questo caso rimasti in silenzio;

l'Unione europea dimentica che la cultura dei diritti umani è nata nel suo seno, dalle sue radici cristiane, e dovrebbe trovare invece una voce forte ed autorevole con cui schierarsi dalla parte della libertà religiosa, con energia e determinazione,


IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA:


a fare del rispetto della libertà religiosa e di culto il perno di una politica locale e italiana volta a generare pace e sviluppo, nel rispetto delle regole democratiche;

ad assicurare sostegno a gruppi e associazioni del nostro territorio impegnati in questo ambito;

ad assicurare una forte azione nel 2011 a tutela della libertà religiosa, considerato che essa appartiene a quei valori universali non disponibili, che non permettono cedimenti di alcun tipo, e che non ci possono essere problemi più urgenti o più importanti;

a farsi carico con determinazione del diritto di libertà religiosa, fondamento di ogni altra libertà, denunciando non solo tutte le forme di cristianofobia ovunque emergano, ma qualsiasi situazione, in qualsivoglia parte del mondo, in cui si riscontri il manifestarsi ed il radicarsi dell'intolleranza religiosa, promuovendo misure di prevenzione;

a promuovere a livello di istituzioni locali, come le Università, progetti comuni volti a formare classi dirigenti nella logica del dialogo e non del conflitto;

a farsi interpreti verso il Governo italiano affinché si debba tener conto del rispetto dei diritti umani nelle relazioni con i Paesi con cui ci sono scambi economici, in coerenza e in applicazione dell'articolo 8 della Costituzione, posto che pace e sicurezza vanno sostenute dalla fiducia reciproca verso forme condivise di vita economica, politica e religiosa e dalla capacità di creare un contesto in cui l'incontro produca benessere e libertà per tutti;

a chiedere al Governo di promuovere, sia in sede europea che in sede Onu, una conferenza internazionale sulla libertà religiosa, che consenta di avere un monitoraggio permanente delle persecuzioni religiose per impegnare i diversi Stati ad intervenire tempestivamente nel contrasto e nella prevenzione dell'intolleranza e del fanatismo religiosi.